Il 16 ottobre 1981 la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) istituiva la Giornata mondiale della Alimentazione (World Food Day) e ne sottolineava l’importanza scegliendo per tale celebrazione, la data stessa di fondazione della FAO, avvenuta a Québec, in Canada, il 16 ottobre 1945.
Obbiettivi fondamentali del World Food Day sono la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la promozione della cooperazione internazionale, l’inclusione dei popoli terzi nei processi decisionali che li coinvolgono a partire dal concetto di “alimentazione sostenibile”. Il contesto odierno nel quale si inserisce l’iniziativa presenta caratteri drammatici.
Guerre, cambiamenti climatici, pandemie, flussi migratori, depauperamento delle risorse naturali, deterioramento degli ecosistemi, aumento della popolazione, urbanizzazione, sono cofattori “attivi” ed ingravescenti dell’incremento inesorabile della “fame nel mondo”.
Le risorse idriche del pianeta sono in crisi mentre l’agricoltura è responsabile del 72% del consumo d’acqua dolce a livello mondiale: tuttavia, come tutte le risorse naturali, anche l’acqua potabile non è infinita.
Il 2021 ha registrato 828 milioni di persone che soffrono la fame e circa 2,3 miliardi di persone (poco meno del 30%) della popolazione globale che vivono in condizioni di insicurezza alimentare. Nel 2022, è stato segnalato, a seguito della pandemia da Covid-19, un aumento pari a 350 milioni di persone che versano in tali condizioni. Il 2023 ha registrato un massimo storico di 205 milioni di persone in 45 Paesi il cui cibo è insufficiente e 45 milioni di persone in 37 Paesi a rischio di carestia.
I conflitti rimangono la causa principale della tragedia del nostro tempo: la guerra in Ucraina con l’aumento vertiginoso dei prezzi del carburante , del cibo, dei fertilizzanti. L’impatto diretto costituito dagli eventi stremi del cambiamento climatico con la siccità e le inondazioni e la distruzione dei raccolti: nell’Africa orientale si è accanita la peggiore siccità che l’uomo ricordi……
Non a caso, quindi, il tema cui è dedicata la ricorrenza FAO del 16 ottobre 2023 è ”L’acqua è vita, l’acqua è cibo. Non lasciare nessuno indietro”.
E’ solo politica? In questo frame di vita del nostro tempo, angoscioso come poche volte dal secondo dopoguerra, politica è anche pensare che oltre tre miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile: questo significa che, essendo l’acqua, come l’aria, la principale fonte di vita insostituibile, il diritto alla vita per centinaia di milioni di esseri umani è oggi severamente negato o, perlomeno, fortemente minacciato.
Ora più che mai, ben oltre i confini della nostra Italia, la Politica, deve acquisire una maiuscola di nobiltà che la faccia decollare, davvero, verso una governance dei bisogni.
Ogni anno viene celebrata, il 22 marzo, una Giornata Mondiale dell’acqua ed ogni volta emerge il paradosso. E cioè di come sia possibile, in un mondo ricco e tecnologico non rammentare – lo riferiva Kofi Annan nel Rapporto del Millennio (!!!!! ) – come nessuna singola misura sarà mai più efficace per diminuire le malattie e salvare vite nel mondo in via di sviluppo che il rendere accessibile a tutti acqua sicura ed impianti igienici adeguati.
Negli ultimi decenni, le risorse di acqua potabile pro capite sono diminuite del 20% mentre la qualità dell’acqua, complici l’inquinamento, la gestione impropria, l’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche del sottosuolo, è drasticamente deteriorata inficiata, talvolta, al punto da comprometterne l’uso per il consumo umano e, addirittura, per quello industriale ed agricolo.
L’ acqua, dunque, è una risorsa non più abbondante e certamente mal distribuita nel tempo e nello spazio: ma la causa principale non è climatica: l’impatto umano sugli ecosistemi acquatici ha avuto una accelerazione paurosa nell’ultimo mezzo secolo, in parallelo con la crescita demografica e l’aumento dei consumi. La domanda mondiale di acqua è triplicata; 2.2 miliardi di persone non hanno ancora accesso ad una fonte stabile e sicura di acqua potabile e 4.2 miliardi ad adeguati servizi igienico sanitari.
Acqua non potabile e inadeguatezza igienica sono corresponsabili eziologici dell’80 per cento delle malattie dei paesi in via di sviluppo, nei quali, inoltre, il 90 per cento delle acque reflue viene scaricato senza essere sottoposto ad alcun trattamento. Per contro, la regola definita dalle Nazioni Unite assegna una disponibilità di almeno venti litri giornalieri di acqua per persona, da una fonte presente nel raggio massimo di un chilometro da casa.
Neghiamo (tra gli altri) uno dei diritti umani universali riconosciuti a livello internazionale. La Risoluzione 64/2292 del 28 luglio 2010, dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riconosce come “diritto umano fondamentale” imprescindibile per la vita, l’accesso ad acqua sicura nonché ad adeguati servizi igienico-sanitari. Si tratta, altresì, del sesto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile proposti dall’Agenda 2030. Sono trecento i Paesi soggetti a stress idrico che, in particolare, colpisce piccoli agricoltori, donne, popolazioni indigene, migranti e rifugiati.
L’accesso all’acqua è sempre più difficile e la scarsità di risorse idriche è, essa stessa, causa di conflitti.
L’ accesso a questa risorsa ricopre un ruolo fondamentale per la stabilità sociale, economica, politica ed, ovviamente, ambientale del nostro Pianeta, soprattutto nel contesto attuale.
Il World Food Day 2023 esorta ad una gestione consapevole dell’acqua.
E’ indispensabile “produrre cibo e materie prime agricole con minore quantità di acqua, garantire un’equa distribuzione, salvaguardare sistemi alimentari acquatici, non lasciare nessuno indietro”.
Occorrono strategie basate su fatti, dati scientifici, innovazione e coordinamento intersettoriale per pianificare e gestire meglio le risorse idriche. Maggiori investimenti, direttive, tecnologie e sviluppo delle capacità, incentivando, al tempo stesso, gli agricoltori e il settore privato, in vista di soluzioni integrate per l’uso più efficiente delle risorse idriche e la loro tutela.
Gli obbiettivi sono chiari; i dati addirittura sovrabbondanti; la situazione sociopolitica complessa. E dunque?
Fermiamoci a riflettere individualmente: siamo nati, per ventura e non per meriti, dal “lato giusto”: tra breve questo nostro “pleistocene” non garantirà sicurezza e benessere -che diamo per scontati- a quote sempre più consistenti di questa umanità.
Dovremo guadagnare ogni frammento di questa sicumera con la consapevolezza che ogni rinvio sposta per tutti l’asticella delle garanzie di cui abbiamo beneficiato con pericolosa acquiescenza.
Obblighiamoci, alla luce di questa consapevolezza, innanzitutto a comportamenti responsabili: possiamo modificare radicalmente abitudini e stili di vita, tipologia di acquisti ed abiti alimentari.
Sappiamo bene come al netto di arroganza e superficialità. O pensiamo di valere così poco da essere ininfluenti?
Katia Mammola (Socia AMUSE) – ottobre 2023